Le Guerre dei Cloni sconvolgono la galassia e gli eroici Cavalieri Jedi si battono per mantenere l'ordine e riportare la pace. Ad Anakin Skywalker e alla sua allieva Padawan, Ahsoka Tano, viene affidata una missione dall'esito cruciale, una missione che li pone di fronte al re del crimine Jabba the Hutt. Ma il Conte Dooku e i suoi agenti malvagi, compresa la spietata Asajj Ventress, non si fermeranno davanti a niente pur di impedire ad Anakin e ad Ahsoka di compiere la loro missione. Intanto sulla linea del fronte delle Guerre dei Cloni, Obi-Wan Kenobi e il Maestro Yoda guidano l'imponente esercito dei cloni nel valoroso tentativo di resistere alle forze del lato oscuro.
Solita enfasi. Solita magniloquenza. Dopo i tre prequel, e l'ottima serie di cartoni di Genndy Tartakovsky, ecco arrivare una nuova serie per raccontarci la Guerra dei Cloni. La "leggenda", ad uso e consumo degli addetti al marketing della Lucas, vuole che lo stesso George Lucas sia stato così entusiasta della nuova serie in grafica 3D, originariamente pensata per la televisione, da volere questo film per le sale, che della serie rappresenta l'antefatto.
Abbiamo smesso di credere alle favole da molto tempo. Lucas è un mago del marketing, e la cosa sta cominciando a venirci anche a noia. Nessuna ipocrisia, ma se c'è una operazione che di artistico non ha neanche il pretesto è proprio questa. Nessuno pensa che si debba lavorare per la gloria, ma almeno lo sforzo di conciliare arte e mercato ogni tanto varrebbe la pena farlo.
Il prodotto in questione cerca di raccogliere nuove fette di mercato. Il giocattolone di Lucas non ha molto appeal nei confronti degli adolescenti attuali, non nella misura che ne aveva negli anni '70 e '80. L'introduzione del personaggio di Ahsoka Tano dovrebbe colmare questo vuoto, introducendo un personaggio adolescente nel pantheon dei personaggi della saga. Un personaggio nato morto. Geniale!
L'intera saga nasce morta, senza emozioni. Che senso ha seguire una storia della quale conosciamo l'epilogo tragico? Riusciamo veramente a trepidare per il destino dei nostri "eroi"? Non credo di farvi chissà quale tragico annuncio, lo abbiamo visto nel terzo prequel, Revenge of The Sith, come finisce la Guerra dei Cloni.
E se proprio era necessario colmare il vuoto tra EPII ed EPIII, non c'era già la bella serie sopra citata? Quella serie era un piccolo gioiellino minimalista. Piccole cronache di guerra, disegnate con uno stile personale.
Questo film è l'inizio di una serie logorroica e magniloquente, che sembrerebbe raccontare in modo diverso quanto già raccontato. In realtà, molto furbamente, la serie si pone negli interstizi narrativi dell'altra. Ma questi interstizi si fanno sempre più piccoli, e il rischio di contraddizioni con il resto è in agguato. Esempio ne è un Obi Wan Kenobi che "non ha mai posseduto droidi", e che gira per tutto il film (ma lo faceva anche negli altri prequel), con il fido R4.
Ma non solo solo ombre narrative in questo film. La grafica in realtà è semplicemente eccezionale. Specialmente nelle sequenze di battaglie stellari. Certe sequenze sembrano tratte da un live action, non da un film di animazione. Discutibile e impersonale però è la caratterizzazione dei personaggi, animati con una piattezza espressiva superata persino dalle marionette dei Thunderbirds. Legnosi e pupazzosi sono quindi i movimenti dei personaggi e nulla la loro dinamica facciale.
I dialoghi raggiungono il minimo storico per la loro banalità. Triste poi il fatto che del cast originale le uniche voci siano quelle di Samuel Jackson (Mace Windu), Antony Daniels (C3po) e Christopher Lee (Conte Dooku), che testimonia il senso di una operazione al risparmio, ingiustificata se il target deve essere la sala cinematografica, ma assolutamente televisiva. Ammirevole la scelta del doppiaggio italiano, nel quale le voci di Anakin Skywalker, Obi Wan Kenobi, Padme Amidala, C3PO e Yoda sono le stesse dei film.
Le musiche di Kevin Kiner hanno il loro migliore momento solo nelle citazioni dei temi di John Williams, per il resto sono impersonali.
Attendiamo la serie televisiva, ma senza trattenere il fiato nell'attesa.
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