Per concludere, vuoi darci un consiglio di lettura?
Una delle letture più belle che abbia fatto di recente è stata la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud, un fantasy atipico e originale che fa dell’ironia del protagonista il suo punto di forza. Un altro libro (questa volta non fantasy) che mi sento di consigliare a tutti è Torno presto di James Barlow, un giallo dall’inusuale struttura tripartita che mi ha colpito per la straordinaria profondità con cui affronta le tematiche morali.
Scrivere
Quando hai scoperto, e come, che avevi qualcosa da dire, che sentivi la necessità di scrivere? E quando hai iniziato e su quali argomenti? Quale è stato il percorso che hai affrontato prima di veder pubblicato un tuo romanzo? Hai ricevuto molti rifiuti?
Una vena sotterranea da scrittore si è manifestata durante la pre-adolescenza, quando in brevi racconti – che pubblicherò un giorno o l’altro sul mio blog per concedermi all’irrisione perpetua dei miei lettori – mi esercitavo imitando gli stili degli scrittori che amavo di più. Verso i sedici anni ho scritto poi due “mezzi romanzi” (che purtroppo non combaciano, sono entrambi inizi!) ma la difficoltà di tirare tutti i complessi fili che sottendono la trama di un romanzo mi ha scoraggiato, e così ho smesso. Negli anni seguenti ho continuato a esprimere la mia creatività “fantasy” attraverso la musica, ma un giorno mi sono reso conto che non riuscivo a rendere con le sole note tutto quello che volevo trasmettere; così, a 30 anni suonati, ho ripreso in mano la penna (per modo di dire, visto che scrivo col PC!)
A ben vedere, è successo in concomitanza con la lettura di Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Alla fine del libro, tutto quello che in sei romanzi aveva costruito
la Rowling si stagliava davanti ai miei occhi come un universo compiuto e affascinante, e i sentimenti che il finale aveva suscitato in me (tra i quali anche un po’ d’invidia, lo ammetto, per quell’eccezionale bravura) si sono rimescolati fino a prendere la forma definitiva che mi ha spinto a scrivere il romanzo. Una volta terminato, ho spedito il manoscritto a tutti gli editori il cui catalogo mi sembrava adatto a ospitare il libro, e ho avuto la grandissima fortuna di essere letto da Fanucci in persona, che dopo pochi giorni mi comunicava che avrebbero pubblicato il romanzo! Per diversi motivi, però, da quel giorno sono passati quasi due anni prima che avessi modo di firmare il contratto e vedere il libro sugli scaffali, anni durante i quali sono giunte, una a una, le lettere di rifiuto degli altri editori. Credo ammontino a quattro o cinque. Solo una era accompagnata da una motivazione, le altre erano i soliti prestampati che sottintendevano: “non ho nemmeno letto il romanzo”.
Come e quando nascono le idee per i tuoi romanzi e da quali esigenze sono mossi? Da dove “nascono” le tue storie? Da dove i tuoi personaggi?
Le idee per la storia, così come l’ambientazione, si sono stratificate negli anni, ispirate da tutto quello che ha lasciato un segno indelebile dentro di me: le mie esperienze come lettore, videogiocatore, spettatore, viaggiatore, e le fantasticherie della mia immaginazione iperattiva (ivi compresi i miei arzigogolatissimi sogni). I personaggi sono nati spontaneamente, una volta definita la trama, e in “Arthur e lo Stregone Nero” sono sicuramente gli amici che avrei voluto avere da ragazzino, e gli adulti che avrei voluto incontrare in una fantastica avventura come quella che nel libro capita ai protagonisti. Non tutti, naturalmente: un tete-a-tete con Suleymane, ad esempio, mi sarebbe risultato piuttosto sgradito…
Antico e sempre attuale dilemma: pensi che scrivere sia dote innata o che si possa imparare, anche con le "nuove tecniche di scrittura"?
Per fare lo scrittore una qualche naturale tendenza verso la scrittura bisogna averla, secondo me, anche se da sola di certo non basta. È necessario perfezionare la tecnica, con regole ben precise che si possono apprendere; anche dai manuali di scrittura, perché no, mentre quasi mai da corsi che non siano individuali. A mio avviso si impara a scrivere leggendo per il 70% del tempo (non solo per il piacere di leggere, ma analizzando il testo, cercando di capire le ragioni alla base delle scelte narrative dell’autore), e scrivendo solo per la restante parte.
Sei uno scrittore lento o veloce, meditativo o istintivo? Tecnica a macchia di leopardo o disciplinato con ruolino di marcia? Imbrigli i personaggi o lasci che siano loro a decidere quale percorso deve seguire la vicenda?
Sono abbastanza veloce e istintivo, direi. Procedo con un ruolino di massima (i capisaldi della trama), ma i singoli episodi spesso vengono da sé: i personaggi a un certo punto prendono vita propria, e capisco che non potrebbero fare altro che quello che mi suggeriscono, e non mi resta che obbedire! Inoltre sono un “tramoso”, in un romanzo per me l’intreccio è fondamentale e ci ragiono sopra un sacco di tempo, anche se cerco di evitare – laddove possibile – che i personaggi si trasformino in mere funzioni.
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