A cosa stai lavorando ora?
Al momento sono a riposo, ma ho già scritto un centinaio di pagine del secondo episodio della saga della Compagnia dei Tre. Un giorno, quando sentirò che il Sacro Fuoco dell’Ispirazione si sta riaccendendo, proseguirò fino al suo compimento…
Pensi che in Italia si possa vivere “solo” scrivendo fantascienza o fantasy?
Non credo proprio, tranne alcune rare e felici eccezioni. Anche se ammetto che la prospettiva italiana di un movimento vitale e nutrito di narrativa di genere, senza troppe velleità di artismo e alimentato da validi professionisti mi affascina, e sarei ben lieto di partecipare. Al momento però non credo che sia possibile, anche se mi sembra ci sia un certo fermento nel panorama editoriale nazionale.
Quale consiglio ti sentiresti di dare agli scrittori esordienti? Partecipare ai concorsi? Affidarsi a un agente investendo una somma di denaro? Inviare a qualche editore? Cosa fare?
Dall’esperienza di mia madre e mia personale, posso affermare che è difficile per un esordiente catturare l’interesse di un agente valido e propositivo che riesca effettivamente a “piazzarlo” presso un buon editore (l’agenzia letteraria che avevo scelto per proporre Arthur, nota e ben conosciuta, non ha nemmeno letto il libro e dopo diversi mesi, di fronte alle mie insistenze, mi ha liquidato con la più banale delle scuse); quindi lascerei perdere questa opzione, concentrandomi piuttosto sul consueto invio del manoscritto all’editore, corredato da una bella lettera di presentazione (anche se ammetto che è sempre più difficile riuscire a farsi leggere, le case editrici sono letteralmente inondate di manoscritti). Non bisogna spaventarsi o demoralizzarsi per gli inevitabili rifiuti che arrivano, consolandosi con la certezza che nove volte su dieci si viene rifiutati “a priori”, senza essere nemmeno letti, quindi non perché l’opera non sia valida. Invece trovo utile crearsi un blog, una rete di amicizie, frequentare assiduamente le manifestazioni e gli eventi del settore; a volte si riesce a incontrare un editor, o un lettore di una casa editrice a cui passare il manoscritto. Anche partecipare ai concorsi, purché siano seri e non pretendano cifre spropositate per l’iscrizione, può servire. Inoltre vale la pena ricordare che gli editori sono ormai imprese commerciali (anche se vendono opere d’arte e dell’ingegno), quindi il loro scopo primario è innanzitutto vendere, e di conseguenza rientrare dell’investimento: terrei sempre presente questo aspetto, soprattutto quando si è ancora nella fase concettuale e si deve decidere che forma dare alla propria ispirazione. In sostanza, suggerisco di creare qualcosa che, pur non tradendo la propria ispirazione primaria e la propria “poetica”, possa comunque essere appetito dal pubblico.
Fantasy
Cosa ti affascina del fantasy e cosa non ti piace?
Dico subito che non mi piace la mancanza di fantasia che caratterizza molti lavori, anche blasonati, dove ci si affida quasi soltanto agli stereotipi tracciati da illustri predecessori, senza nulla aggiungere di proprio. Usarne qualcuno va bene, è una strizzatina d’occhio al pubblico di lettori col quale si condivide un background comune (io stesso l’ho fatto col Gandalf del Signore degli Anelli) ma alcuni romanzi non hanno davvero nulla di fantastico. D’altro canto, niente batte un mondo alternativo ben definito, con un complesso di regole credibili, luoghi affascinanti e misteriosi, personaggi che si ritrovano protagonisti di avventure epiche! Far leva sulle fantasie ataviche del genere umano è la vera, innegabile forza del fantasy.
Ultimamente il genere fantasy sta conoscendo una nuova stagione di enorme successo, sia in libreria, sia al cinema. Secondo te per quale motivo? Cosa riflette questa popolarità?
Sono certo che la “fiammata” di cui parli sia dovuta quasi del tutto all’uscita dei film del Signore degli Anelli e alla grande popolarità dei romanzi di Harry Potter, che hanno fatto conoscere (ognuno a suo modo) il fantasy e il fantastico a platee vastissime, in qualche modo “sdoganando” il genere presso il grande pubblico. L’enorme successo riscontrato da queste opere, estremamente diverse ma comunque di elevatissima qualità, ha aperto le porte a una reviviscenza generalizzata del settore, con la riscoperta di testi classici quali le Cronache di Narnia di C.S. Lewis, e l’approdo in libreria di nuovi autori di fantasy, come Christopher Paolini o la nostra Licia Troisi. Adesso il genere mi sembra in ottima salute, e questo non può che farmi piacere perché si moltiplicano le opportunità per i nuovi autori.
È un genere, per te, che si avvia verso un periodo ancora più fiorente o si tratta solo di un fuoco di paglia?
Sono molto ottimista sul futuro! Credo che si vada a migliorare, e che la selezione naturale operata dal mercato ci libererà da quei lavori nati a tavolino esclusivamente per sfruttare il momento d’oro del filone.
Riguardo al fantasy, sappiamo che esso viene spesso visto come un genere piuttosto leggero e, sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale? Quali sono le potenzialità del fantasy?
Quella che denunci è una realtà, credo dovuta a una molteplicità di fattori. È la stessa contrapposizione che vede schierati in opposte fazioni i film di genere e quelli “d’arte”. Io credo che la letteratura d’evasione abbia una dignità sua propria quando il prodotto è confezionato a regola d’arte da un sapiente artigiano; d’altro canto, la stessa letteratura mainstream è piena di romanzi da quattro soldi che travestono la propria pochezza sotto etichette quali “minimalismo” o “new italian epic”. La verità a priori quindi non sta da nessuna delle due parti. Devo però ammettere che in qualche modo (lo scrivevo anche nel mio blog) sento una sorta di sudditanza nei confronti della narrativa impegnata, che identificherei soprattutto nella sua capacità di scavare (ovviamente mi riferisco a grandissimi romanzi) con chirurgica precisione nell’animo dell’uomo di oggi, immerso in questa società multiforme in cui viviamo, e che ne mette a nudo le contraddizioni e le idiosincrasie, cosa che un romanzo fantasy non può fare. Ciò non toglie che la vita di ognuno di noi è fatta di momenti diversi, e in ciascuno si deve leggere, senza farsi condizionare, quello che più si attaglia alla particolare sfumatura del proprio stato d’animo. Per chiudere con una nota “leggera”, per fortuna non si vedono più le copertine anni ’80 che gli editori americani riservavano ai libri fantasy, e che li relegavano automaticamente in una specie di universo tragicomico alla Ed Wood…
È possibile con il fantasy inviare messaggi importanti o è un genere utile solo come intrattenimento? E anche se fosse solo intrattenimento, sarebbe poi un male?
Un messaggio educativo o morale si può decisamente lanciare, anche in un’opera di intrattenimento, e non c’è nemmeno bisogno di farlo trapelare apertamente. È tutto racchiuso nelle scelte che fai fare ai personaggi, e al modo in cui fai affrontare loro le difficoltà; se sei stato bravo, qualcosa di quei dubbi e di quelle decisioni resterà impresso nella mente del lettore, a romanzo terminato, e lo spingerà a riflettere. Non è comunque essenziale. Come dici bene, non c’è alcun male nel voler ricercare la pura evasione; se sei un bravo scrittore e riesci a intrattenere efficacemente il tuo lettore, proiettandolo nel mondo che hai creato e facendolo trepidare per la sorte dei personaggi che hai tratteggiato, non hai ai miei occhi meno meriti che se lo avessi invece spinto all’introspezione con la profondità del tuo pensiero.
Un fantasy che ti piacerebbe aver scritto è…
Harry Potter, senza alcun dubbio! Oltre ad aver sviluppato (e a ragione!) un ego smisurato, adesso vivrei di rendita in un meraviglioso castello immerso tra le brume irlandesi…
Leggi fantasy italiano? Che ne pensi?
In effetti mi sono fatto un punto d’onore nel leggere tutti i romanzi fantasy italiani, almeno quelli pubblicati da editori non a pagamento. Trovo che la qualità sia generalmente piuttosto buona, e in continua crescita; ultimamente mi è piaciuto molto La Rocca dei Silenzi di Andrea D’Angelo, ma ho apprezzato anche La Lama del Dolore di Marco Davide e i due Estasia di Francesco Falconi. Non mi sono affatto piaciuti, invece, i due libri che ho letto del cosiddetto Fantasy Baby Boom (Gli Eroi del Crepuscolo e Bryan di Boscoquieto). Secondo me sono stati un tentativo fallito di costruire un caso editoriale.
Dimmi la prima cosa che ti passa per la mente, meglio un aggettivo, per…
a. J.R.R. Tolkien: inarrivabile, ineffabile
b. J.K. Rowling: fantasmagorica, ha rivoluzionato un genere
c. Poul Anderson: non ho letto ancora nulla di suo (mea culpa!)
d. Marion Zimmer Bradley: ho letto solo Le Nebbie di Avalon ma non mi è piaciuto, leggerò presto La Signora delle Tempeste
e. Terry Pratchett: piacevolmente surreale
f. Neil Gaiman: eclettico, con la rara capacità di essere sempre al top in tutto
g. Alan D. Altieri: cupo e suggestivo
h. Valerio Evangelisti: scrittore di rango, non confinabile nel “genere”
i. Licia Troisi: bravissima in quel che già fa, migliorando sotto certi aspetti può diventare una grande narratrice
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