“Eva ha solo tredici anni, ma l'orrore che la insegue ha aspettato per secoli. Dal tempo in cui una ragazza chiamata "la cerva" partorì il primo dei suoi discendenti. Dal tempo in cui un segreto legava i poeti stilnovisti agli eretici Fedeli d'Amore. Dal tempo in cui la cerva morì sul rogo. È un orrore cresciuto all'ombra del fanatismo e della follia, proprio nel cuore di chi dovrebbe proteggere Eva nel momento in cui sarà pronta per essere donna. Ma la protesta profonda della natura unisce le vite della cerva e di Eva, la sua erede: due giovani diverse dalle altre, forse più ingenue, forse più ribelli, forse più cattive, certo legate al piano sotterraneo delle cose. Quello dove scorre il sangue.”

Al primo Sangue, nuovo lavoro di Cristina Brambilla, già nota per la sua produzione fantasy per ragazzi è un romanzo dal fascino particolare, molto cupo e altrettanto crudo. Di certo, al contrario di come viene presentato, non è un libro per ragazzi, per nulla. Questo è un fantasy con richiami storici ben precisi, ai quali sarebbe meglio accostarsi con un minimo di conoscenze necessarie a capire i sottili richiami al femminino sacro, alla Wicca, ai Fedeli d’Amore e allo stilnovismo. Ancora, è un libro che del sesso fa un ampio campionario: riferimenti espliciti, scene forti (come una di masturbazione maschile), lo rendono difficilmente digeribile se accostato alla prima adolescenza.

No, Al primo Sangue è un fantasy adulto. E’ un fantasy che come tale va letto e sfogliato, e commentato. A una scrittura asettica, estremamente pulita e precisa e a tratti ostica per la freddezza chirurgica di certi passaggi, si accosta una storia vibrante di sensazioni contrastanti. La trama è abbastanza semplice, lineare, e tutto va più o meno come il lettore se lo aspetta, non ci sono grandi colpi di scena; tuttavia il modo in cui è trattata la vicenda della giovane Eva – strega suo malgrado – e gli inconsueti richiami a eventi storici non ovvi nel fantasy (dai già citati Fedeli d’Amore, alle Madonne del Parto fiorentine, a Dante) trasformano una ovvia storia di streghe moderne in qualcosa di ben più interessante. Anche la scelta di ambientare le vicende in una Milano del giorno d’oggi, con le sue scuole, ospedali, parchi, è vincente. Anche se tutto sembra trasfigurato da una lente che deforma certe realtà, come se la Milano dell’autrice fosse più un archetipo da raggiungere a ogni costo piuttosto che la città che tutti possono vedere attraversandola ogni giorno.

 

Dove il libro risulta davvero impeccabile è invece nella psicologia dei vari personaggi: molto ben caratterizzati, tutti quanti. Dalla a volte fin troppo gelida e ambigua Eva – una ragazzina per nulla comune – alla madre di lei, perfettamente calata nella classica donna “bene” dell’alta borghesia milanese, costruita ad arte nella sua rigidità ma, invero, un abisso di contraddizioni e maschere difficili da levare. Altro personaggio interessante è Cecilia, domestica nella grande villa sul lago del nonno di Eva. Una donna all’antica, dal carattere duro e solido, incurante della forma. Insomma, una donna pratica e sostenuta: una strega “vecchia maniera”, ma con un carattere molto ben dosato dall’autrice che ne stempera anche gli eccessi più scabrosi.

La storia base, la scoperta di Eva di essere una strega, i fatti (anche

forti, anche macabri) che le succedono, sono brevemente intervallati da vicende ambientate in un passato in cui assistiamo alla caduta dei Fedeli d’Amore:  un ordine iniziatico scomparso in Occidente sul finire del Medioevo. E’ qui che assistiamo all’ascesa e al martirio della Cerva, antenata della giovane Eva, venerata come Sapienza Santa (esatto contraltare di ciò che per il cristianesimo è lo Spirito Santo) e perseguitata come strega. Una vicenda che, sebbene in poche e sporadiche battute, raccoglie forse la parte più originale dell’intero libro. La storia di Eva inizia idealmente qui.

Un vero peccato è quello di non aver insistito su questa strada. Il libro mostra personaggi appartenenti a una setta che si rifà ai Fedeli d’Amore, che ne perseguono gli intenti, e che tentano in qualche modo di proteggere Eva da chi la vorrebbe morta, perché incarnazione di una potente strega capace di riportare in auge il femminino sacro. Tutta questa parte è lasciata molto a se stessa. Non ci sono spiegazioni su chi siano, su cosa vogliono dalla ragazza, è un semplice escamotage che fa procedere gli eventi. Poche apparizioni necessarie, ma nessuna vera spiegazione che dia soddisfazione alla curiosità del lettore. Un peccato; l’intreccio avrebbe avvinto certamente di più.

In definitiva un libro piacevole, Al primo Sangue, forse un po’ freddino, ma con un’originalità tutta sua che non manca di affascinare anche se, in potenza, poteva promettere molto, molto di più.