"Quattro ragazzi si aggirano tra i vicoli di Synapsis, antica metropoli dai mille misteri. Sono ragazzi dall’indole differente ma accomunati da due caratteristiche: la solitudine e la coscienza di sentirsi speciali e diversi dai loro coetanei. Alyssa sa muoversi a velocità straordinaria ed è capace di lanciare lingue di fuoco. Dafne riesce a spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Ryan sa mutare in animale il proprio corpo. Kaleb infine conosce alla perfezione la magia. Per loro è giunto il momento di seguire il proprio destino e, assieme ad altri sessanta ragazzi, saranno chiamati a conoscere gli enigmi della lontana isola di Eterium, dove, all’interno della gigantesca Pagoda di Theorica, impareranno a conoscere loro stessi e i propri poteri sotto la guida della Conclave. Ma complotti e misteri si agitano nel cuore della Pagoda, nell’attesa che la Profezia della Laude Elementale si avveri. La Conclave si pone così una missione: fermare il male che dilaga per rispettare il patto con le Entità della Laude Elementale, mentre la Congrega dei Sommersi trama nelle tenebre dell’Acropoli delle Ombre, pronta a far risorgere gli Dèi sepolti, i Pilastri di Silicio. Synapsis sta per essere sconvolta dalla genesi di nuove creature. Le porte di una nuova era di terrore stanno per spalancarsi. Un’unica salvezza: i quattro ragazzi, i Prodigium."
Il terzo romanzo di Francesco Falconi (Grosseto, 1976), primo di una nuova saga, continua la progressiva evoluzione stilistica dell’autore, il quale si lascia definitivamente alle spalle le incertezze del primo volume della saga di Estasia – Estasia: Danny Martine e la corona Incantata – mostrandoci, in potenza, un ricco repertorio espressivo come stilistico. Prodigium: I figli degli Elementi diventa così il libro più maturo dell’autore grossetano, che del fantasy per ragazzi ha fatto oramai il suo marchio distintivo e la propria forza. Prodigium diventa allora sinonimo di crescita, come anche di cambiamento. Un cambiamento non solo nella forma, ma anche nei contenuti, negli intenti e, ancora, nel target di riferimento: questa volta, senza tentennamenti, in un puro young adults. Scenari più maturi, dunque; accenni a sfumature maggiormente urban e dark, atmosfere più forti e decise. A farla da padrone restano però i messaggi di fondo classici del fantasy, messaggi universali che ogni libro trasmette (senza però, in questo caso, pretese moraleggianti o lezioni di massima, più tipiche della precedente produzione dell’autore e relative al “mondo-metafora” che è Estasia).
Di questi messaggi sono latori i quattro protagonisti, nei quali Falconi infonde il massimo della caratterizzazione possibile. Tutti ben distinti, tutti capaci di sostenere dialoghi brillanti e un bagaglio storico non indifferente per un fantasy (molto ben indagata, per esempio, è una certa forma d’insofferenza adolescenziale). Dei quattro Prodigium, come si ribattezzeranno loro stessi nel corso delle loro alterne vicende, emerge con prepotenza Alyssa. Dura, violenta, secca nelle decisioni come nei modi. Una Street-girl a 360°. A questo personaggio è forse inconsciamente riservato un posto d’onore dall’autore, perché oltre alle vicende che la accomunano agli altri ragazzi, altrettanti eventi vanno a scalfire la a volte precaria stabilità di questa ragazza di strada, più confusa e fragile di quanto sembri. Se poi dovessimo fare una classifica dei protagonisti meglio riusciti del libro, seguirebbero a pari merito la fragile Dafne e l’abile mago Kaleb, mentre l’ultima posizione spetterebbe al giovane mutantropo Ryan, il quale difetta di una normalità tale da farlo risultare meno “prodigioso” rispetto ai suoi più particolari e tormentati comprimari.
Il libro, ancora, si divide in tre parti: parti molto diverse fra loro, per intenti e riuscita. La migliore è in assoluto la seconda. La prima ha il classico difetto riscontrabile in un romanzo fantasy di qualsiasi genere e tipo o, meglio, presenta il classico difetto del 90% dei romanzi, tralasciando pure il genere che tanto ci piace: una ovvia e necessaria presentazione dei personaggi come degli eventi che muoveranno la narrazione. Una presentazione necessaria, ma che fa ingranare gli eventi solo dopo varie pagine. La seconda parte del volume, invece, ha in sé la forza di una prosa limpida, curata davvero molto bene, e un intrigante intrecciarsi di comprimari, protagonisti, antagonisti e semplici comparse come di rado accade. Uno dei punti forti di Falconi, questo fin dal suo esordio, è stato la capacità di tessere trame complesse accomunandole a personaggi secondari sempre molto credibili (una cosa che spesso si dà per scontata). Questa porzione del libro, se davvero potessimo scorporarlo da tutto il resto, è forse la parte più alta della produzione dell’autore grossetano: lucida, precisa, scandita col ritmo più giusto.
La terza parte della storia soffre invece di una rapidità nella quale colpi di scena e doppi e tripli giochi fanno perdere un po’ la lucidità dell’evolversi degli eventi, che appaiono così troppo affrettati. Alcuni colpi di scena poi, presentati come tali, non reggono le premesse. E qui c’è da fare un distinguo e una rapida digressione.
Il colpo di scena, il famoso coup de théâtre, è un vero e proprio – passatemi il termine – meccanismo a orologeria. Un colpo di scena, per essere tale, deve essere costruito ad arte. L’autore deve dunque dare al lettore tutti i dati necessari per poter immaginare, se non propriamente smascherare per tempo, il possibile colpo di scena.
Quando questo non accade, quando il lettore, pur possedendo tutti i dati necessari, resta ipnotizzato dalla vicenda e dal narrato, e resta dunque spiazzato dagli eventi descritti nel libro, allora il coup de théâtre – al suo apparire – si presenta al suo massimo livello, perché in grado di destabilizzare ogni certezza. In Prodigium abbiamo colpi di scena che rispecchiano proprio questo prospetto: veri colpi di genio di Falconi. Ma ve ne sono anche altri che, invece, sono più “detti” che “mostrati” e non sortiscono lo stesso effetto sorpresa o, per restare col paragone qui sopra, non ci fanno udire la tanto attesa “detonazione”.
A parte questi elementi, che sono nulla più che particolari in un libro tanto complesso, particolari che possono anche essere dettati dal puro gusto personale di chi legge, Prodigium si caratterizza per il suo fascino esclusivo, quasi esotico. E’ un libro con delle certezze, dove la trama supera i già particolareggiati intrecci dei due romanzi di Estasia, dove lo stile è fresco e cesellato come non mai, e dove i personaggi reggono al meglio le loro ricche caratterizzazioni. Diventa a questo punto difficile incontrare qualcosa di simile nella produzione di casa nostra, affetta oramai come un morbo da compagnie, elfi e nani a profusione. Fantasy classico? Nemmeno per idea. Ma un fantasy nuovo, diverso, eppure ugualmente affascinante.
20 commenti
Aggiungi un commentoScusate se infierisco ma è troppo divertente
Tranquilla CrisK, Francesco era convinto che mi chiamassi Emanuela...
Meno male che la dedica l'ha fatta alla Modessa...
Per sua ammissione, ha qualche problema a ricordare i nomi
noooooooo...
che colossale figura di ca..a
Mi eclisso... ops:
Questa non me la ricordo. Comunque, meglio il nick così non mi sbaglio (spero).
Oh, ma che è un complotto contro di me? Non sono così smemorato... hum, ok, con qualche frequente eccezione.
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