«Che cosa accadrebbe se, all’improvviso, alla civiltà moderna venissero a mancare le sue fonti di energia? La nostra vita precipiterebbe davvero nel Caos e nella barbarie? Con ogni probabilità, sì. Ma oltre il baratro potrebbero svelarsi prospettive inaspettate. Forse la nostra dipendenza dalla tecnologia potrebbe rivelarsi più superficiale di quanto normalmente ammetteremmo; forse il rinnovato contatto con la Natura ci farebbe riscoprire il senso del magico e del meraviglioso a cui il mondo tecnologico ci ha disabituato e che potremmo ritrovare tra i Boschi della Luna. Già. Forse. Ma le cose non sono mai così semplici, come ben sa Giuseppe Festa, il quale inventa per noi un romanzo avvincente e profondo, che ci invita a riflettere sulla pericolosa strada che l’uomo moderno ha intrapreso: solo coloro che hanno saputo ritrovare il sentiero che li lega alle origini e alle tradizioni si salveranno dal tracollo. I Boschi della Luna non è soltanto elegia: è elegia ed epica insieme. L’avventura (talvolta spietata, tal’altra buffa) si mescola all’idillio; l’idillio alla paura; la paura alla speranza; e la speranza lega insieme la vita e la morte in una visione mai scontata delle possibilità umane.»
I boschi della luna è il romanzo d’esordio di Giuseppe Festa, la voce del gruppo musicale Lingalad, ben noto agli appassionati dell’opera di J.R.R. Tolkien per il cd Voci dalla Terra di Mezzo, nonché per le numerose partecipazioni all’Hobbiton e ad altre manifestazioni tolkeniane.
Questo romanzo, però, si ricollega con maggiore intensità alle ultime produzioni della band orobica, come Il canto degli alberi e Lo spirito delle foglie, allontanandosi dai lidi fantasy per approfondire un altro tema molto caro al grande scrittore inglese: il magico e fragile rapporto tra l’uomo e la natura.
Di fronte alla più grave crisi energetica che il mondo abbia conosciuto, Jari Halo abbandona la città di Taisla per cercare rifugio nel villaggio di Munal insieme alla madre Dora, nata e cresciuta tra le montagne. A differenza delle migliaia di persone che confidano ancora nei soccorsi governativi, gli Halo hanno compreso che la città è un ecosistema incapace di sostenersi e che un ritorno alla vita a contatto con la natura è l’unica strada percorribile per sopravvivere alla crisi. Il viaggio dalla città alle montagne li metterà di fronte alla crudeltà degli uomini resi folli dalla fame e dalla paura, ma una volta giunti a destinazione avranno l’occasione di scoprire cosa significhi vivere all’interno di una comunità e lo spirito di Jari verrà incantato da un crescendo di suggestioni che raggiungeranno il culmine nella battuta di caccia nei Boschi della luna. Anche quando la tecnologia tornerà a irrompere nel mondo, il giovane Jari non dimenticherà mai l’insegnamento impartitogli da quei mesi ricchi, oltre l’orrore e le difficoltà, di calore umano e autentica magia.
Per quanto la tematica della crisi energetica rientri nell’ambito della fantascienza apocalittica Giuseppe Festa utilizza lo scenario di una modernità devastata come una cornice per mettere in risalto il quadro del rapporto tra uomo e natura. Segnando una significativa inversione di tendenza, l’autore preferisce affidare il suo messaggio ecologista alla positività delle scene di vita a contatto con la natura anziché alle profezie di sventura per lo sciagurato agire umano, come dimostrano le sole cinquanta pagine dedicate alla fuga dalla città contro le duecento ambientate tra i paesaggi montani. Anche se nel testo non compare alcun elemento fantasy, i numerosi riferimenti alla magia e agli elfi rivelano la passione di Festa per la poetica tolkeniana e mettono in chiaro quali siano i suoi modelli letterari di riferimento.
Può essere interpretata in quest’ottica anche la scelta di non ambientare la vicenda in città reali, optando per nomi di luogo e di persona dal sapore fantastico, con tanto di mappa in appendice disegnata da Fabio Porfidia. A costo di perdere qualcosa dal punto di vista dell’incisività, l’autore ha preferito mostrarci uno specchio del nostro mondo, offrendoci una favola di grande attualità e forza morale che aspira ad aprire gli occhi dei lettori senza ricorrere alla violenza di un’ucronia dai toni foschi.
Gran parte del romanzo vive di atmosfere dal sapore elegiaco, supportate da un notevole gusto per le descrizioni che possono contare sulla preparazione dell’autore, laureato in Scienze Naturali. Se da una parte l’utilizzo di termini tecnici per presentare una specie animale o vegetale può intaccare la poesia dei paesaggi naturali, dall’altra produce un effetto di straniamento simile a quello che è possibile ritrovare nei romanzi di fantascienza dotati di solide basi scientifiche e induce il lettore a riflettere su quanto la nostra vita abbia preso le distanze da un mondo che ormai sembra appartenere soltanto ai documentari.
Anche per quanto riguarda i dialoghi l’autore non manca di prendere una posizione precisa: i suoi personaggi non utilizzano i toni e le espressioni dell’attualità, ma parlano spesso con voci e saggezza d’altri tempi; per quanto i protagonisti del romanzo siano i giovani come Jari, chiamati a intraprendere un intenso percorso di formazione, e non gli anziani come il Grigio, lo scorbutico viandante che fin dal nome strizza l’occhio al tolkieniano Gandalf.
Trovandoci di fronte a un esordio esterno al circuito della grande editoria, non sorprende che lo stile dello scrittore bergamasco assuma sicurezza paragrafo dopo paragrafo e riveli in alcuni passaggi il bisogno di un’opera di editing per rendere più omogenea una prosa che alterna soluzioni brillanti a qualche ingenuità, ma non ci sono dubbi sul fatto che Giuseppe Festa abbia davvero qualcosa da dire.
Dopo l’avventura con la Larcher Editore, c’è da augurarsi che un’altra casa editrice raccolga questo interessante germoglio del fantastico italiano e lo riporti alla luce del sole. Nel frattempo è comunque possibile acquistare una copia de I boschi della luna rivolgendosi all’autore tramite il sito ufficiale dei Lingalad: http://www.lingalad.it
In conclusione nella stesura di un primo romanzo che non segue le coordinate di un preciso genere letterario, Giuseppe Festa ha dovuto operare numerose scelte che potranno risultare più o meno gradite al palato di ciascun lettore, ma che di certo non mancano di coraggio e coerenza.
La passione per la natura e la volontà di valorizzarne le ricchezze che guida da sempre la poetica della voce dei Lingalad non manca di rispecchiarsi in ogni pagina di questo libro con lo stesso, purissimo entusiasmo che anima i testi e le musiche delle sue canzoni.
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