Ti è stato facile o difficile completare la struttura e la stesura del libro?
Ho penato e sofferto molto. La faccenda ebbe inizio nella primavera del 2000 quando, spinto dall'esigenza di descrivere un'immagine che si era andata costruendo nella mia mente, scrissi un racconto. Si tratta di ciò che, a libro ultimato, è divenuto il capitolo sei, quello intitolato "Il Buco".
Decisi che intendevo farne un libro solo dopo aver letto (forse spinto dal desiderio di capire chi o che cosa fosse per me il demone di Giloc) alcuni stimolanti saggi di psicoanalisi, in particolare uno basato sugli scritti di Jung circa l'archetipo dell'Ombra.
Ad ogni modo iniziai a scrivere un capitolo dopo l'altro, con un'idea del tutto generale della trama. Scrivevo "per situazioni" e difatti, forse per la mia esigenza di avere un certo controllo e di aggiungere tasselli ben definiti, i primi capitoli risultano unità narrative complete, con un'introduzione, uno svolgimento ed un finale. Andai avanti così, dando sfogo all'immaginazione, creando personaggi e scene, in interminabili camminate e lunghe sessioni davanti al computer.
Giunto circa a metà stesura, mi resi però conto che avrei dovuto compiere davvero un grande sforzo per completare il libro. Era arrivato il momento di iniziare a tirare le fila se volevo raggiungere l'epilogo in un numero ragionevole di pagine. Ogni nuova scelta era cruciale, non potevo più allontanarmi dal seminato per non rischiare di aprire altre porte. Ho dovuto superare varie crisi, tagliare alcuni capitoli, riscriverne altri, e rinunciare a molte idee; al principiare di questa fase, non facevo altro che pensare, e scrivevo ben poco. Poi, fortunatamente, ho ritrovato lo slancio e ho scritto l'ultima parte senza intoppi.
Aggiungo infine che la stesura del libro è avvenuta in diverse fasi di intenso lavoro separate da lunghi periodi di astinenza. Questo, naturalmente, ha complicato ulteriormente le cose e moltiplicato il numero di revisioni, soprattutto delle parti iniziali.
Una volta scritto il libro, bisogna trovare l'editore. Parlaci della tue ricerca, com'è andata?
A dir la verità, non c'è stata alcuna ricerca. All'epoca, durante le vacanze natalizie 2006-2007, stavo completando l'ennesima "ultima revisione" del romanzo. Non avevo ancora avuto il tempo per scrivere la sinossi, le lettere di presentazione e organizzare la spedizione alle case editrici quando, a una cena, conobbi uno dei soci della Campanila, una piccola Casa Editrice di Pisa. Non appena seppe che stavo ultimando un romanzo fantasy, mi propose di inviargli il manoscritto. E così feci. Nel giro di un mese il libro fu letto da cinque persone della Casa Editrice e mi venne offerto un contratto. Non ci dormii un paio di notti, ma alla fine accettai.
Quali altri scrittori del fantasy italiano hai letto e apprezzato?
Non ho letto molti libri fantasy italiani di recente. Nell'ambito di quelli che ho letto e che hanno un impatto non trascurabile sul mercato, a dire il vero non mi sembra che ci sia alcunché degno di nota, fatta eccezione per Pan [intende Pan di Francesco Dimitri, NdR], sebbene lo definirei un romanzo fantastico e non propriamente fantasy. Un maestro del fantasy italiano non recente rimane però senza dubbio Calvino: Il Cavaliere Inesistente, Il Visconte Dimezzato e Le Città Invisibili sono, a mio parere, dei veri gioielli.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Stai scrivendo qualcosa?
Al momento sto terminando una raccolta di racconti di fantascienza distopica dal titolo Marchi Indelebili. Devo ultimarne un paio e affrontare quella che, spero, sarà l'ultima revisione prima che il manoscritto possa essere inviato a qualche casa editrice. Si tratta di una serie di storie che si intrecciano quasi impercettibilmente, ambientate in un futuro tetro e apocalittico, dominato dal totalitarismo e dall'alienazione. La società che, racconto per racconto, viene rappresentata ricorda in qulache modo 1984 di George Orwell o Farenheit 451 di Bradbury, ma essa è pensata e costruita da un individuo immerso nelle problematiche sociali attuali e che respira l'aria del ventunesimo secolo.
Una volta completato il libro di racconti, penso che mi dedicherò anima e corpo alla stesura del seguito dell'Acchiapparatti. Il desiderio è intenso. Molte idee, note e spunti sono già opportunamente appuntati sui miei quadernetti.
10 commenti
Aggiungi un commentoSì, sì, la versione precedente ^_^
ps non sapevo neanche della nuova edizione
@Stefanoventa: Peccato, un pochino mi dispiace...
Be', non è escluso che se mi piace la prima possa fare un pensiero anche per la seconda
Io ho preso proprio ieri mattina la seconda versione (era da un po' che facevo la corte al libro senza decidermi!) ma la scena era così curiosa che mi ha messo dell'umore giusto per fare acquisti.
I volumi erano appena arrivati, la commessa li stava disponendo sugli scaffali in bellissima mostra, ma, per un gioco di destino alfabetico, esattamente di fianco a quelli della precedente edizione, che le erano arrivati solo qualche giorno fa, ed erano anch'essi in bella mostra. Insomma, ho cercato di spiegarle che non erano uno il seguito dell'altro, ma non voleva credermi!
Nei prossimi giorni, dunque, non appena sarò di ritorno dalla Terra Nota che sto salutando, andrò a Tilos.
Barbara Gisolo
@Barbara: Mi sono accorto soltanto adesso del tuo messaggio. Grazie per la fiducia accordata all'acchiapparatti e per aver descritto la strana (dal canto mio, un po' preoccupante) scena a cui hai assistito... Sono contento che tu fossi a conoscenza di come stessero le cose.
Buona lettura!
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