Pallino la invitò in un più piccolo soggiorno e si sedettero intorno al tavolo. L’aria della stanzetta appariva più raccolta rispetto a quella del salone per gli animali. Solo i mammiferi, infatti, furono ammessi alla loro presenza. Dopo alcuni istanti di convenevoli, il coniglio ariete le poggiò le zampette anteriori sulle gambe, e il naso prese ad andare in su e in giù per la sua coscia, così come, poco prima, l’animale tutto intero se ne andava in su e in giù per il corridoio.

 – Lei è Matilde – le disse Pallino.

–  Ma come, anche i conigli vengono abbandonati?

– Già, i loro escrementi sono troppo invadenti rispetto alle palline dei nani.

– Invadenti quanto?

– Circa quanto questa pallina.

Fu con ansia che Lucilla vide Pallino poggiare sul tavolo quella che doveva essere proprio la famigerata pallina della profezia. Era una semplice sfera di cristallo, come quelle delle maghe, ma molto, molto, molto più piccola. Pallino la poggiò su di un cerchietto di legno largo quanto il suo diametro e cominciò a fissarla, mentre gli animali li attorniarono.

– Hai fame? – la domanda di Pallino la turbò non poco, dato che era convinta di sentirsi arrivare negli orecchi qualcosa riguardante la pallina. Per un po’ ebbe il timore che volessero offrirgliela per merenda. Non era mai detto. Essendo abituati a vivere nello stomaco di un amico, chissà cosa ritenevano commestibile e cosa no...

– Non molta, perché?

– Perché avremmo da offrirti la merenda più buona del mondo.

A quel punto Lucilla non poté fare a meno di rifiutare l’invito e si vide portare davanti, servita su vassoi sostenuti da zampe e code, quella che era una merenda coi fiocchi: biscotti, patatine, pop corn, cioccolatini e ogni sorta di leccornia da festa di compleanno finì nella sua pancia che cominciò a diventare sempre più simile a quella di Banana; ma quel che c’era di incredibile in quella merenda, era il fatto che più s’ingozzava, più le veniva fame.

Il problema, però, non si pose perché gli animali continuarono a servirle tutto quel che desiderava. Anzi, si accorse pian piano che pronunciando nomi di merendine a caso, qualche gatto o qualche coniglio, prima o poi, lo faceva arrivare lo stesso.

– Cioccolata in salsa di arcobaleno! – Ed ecco che un cane entrava dalla cucina sorreggendo sui polpastrelli un vassoio ricoperto da fumanti tazze di cioccolata spolverate con tutti i colori dell’iride.

– Patatine scritte in fumo di sogno! – E il soriano di turno le mostrava la pietanza appena ordinata: croccanti e dorate patatine avvolte in tutti i più bei sogni che aveva mai fatto.

Così la sua pancia cresceva, cresceva, cresceva fino a toccare il bordo del tavolo.

– Occhi di orco affogati nel caffè! – Ed ecco arrivare la portata.

E Lucilla mangiava, mangiava, mangiava; finché non dovette spostare la sedia per stare più comoda.

Era come se stesse mangiando al posto di Banana!

Decise di fermarsi solo per non sembrare maleducata. Gli animali sembravano felici di assecondare ogni suo desiderio, ma forse apparivano così perché erano ospitali.

Qualche croccantino per cane le servì per digestivo e decise di pulirsi i denti con dell’erba gatta.

Lucilla si rendeva conto che certe azioni erano alquanto strane, ma andava avanti imperterrita con la stessa serenità che si usa nel portare a termine i sogni più bizzarri.

Fu solo quando il pavimento ondeggiò che si rese conto di quanto aveva mangiato. Tutta la merenda si rimescolò nel suo stomaco e sentì la sua pancia chiacchierare come quella di Banana. Così ricordò di trovarsi nello stomaco di un drago e che le pareti e le porte che vedeva intorno a sé altro non erano che il corpo in movimento di Banana visto dall’interno.

Gli spigoli e le mattonelle non ondeggiavano perché si stava sentendo male, ondeggiavano proprio perché lo stomaco del drago si stava muovendo!

Ora sapeva com’era la pancia del drago vista da dentro. Era solo questo che avrebbe voluto vedere. Eppure, ormai, aveva preso un impegno e avrebbe dovuto portarlo a termine.

Così, quando Pallino col Pallino del Crocerossino le chiese premuroso: – Adesso che hai fatto questa bella merenda ti trovi più a tuo agio? – rimase a osservarlo. Poi, i suoi occhi tornarono sulla pallina e lì si bloccarono.

Briscola scodinzolava, Mimì si pettinava gli orecchi e Matilde continuava a muovere il naso su e giù.

La bambina, con terrore, si accorse che non vedeva proprio nulla nella pallina.

“E ora come faccio?” pensò. “Che guaio!”.

Dopo alcuni istanti di imbarazzante silenzio, si fece coraggio e confessò: – Scusatemi tanto. Voi sarete abituati a vedere un sacco di cose all’interno di quella sfera, ma forse dovrei fare un po’ di scuola prima, perché non ci vedo niente. – Si guardò intorno sempre più confusa e triste per gli occhioni languidi d’animale che vide tutt’intorno a sé. – Perdonatemi se vi ho ferito, ma preferisco essere sincera.