Nimeon non poté che darle ragione: quella settimana era stata la migliore della sua vita. Ester, giorno dopo giorno, si era ripresa dal traumatico epilogo della lotta con Sakren, ed era rifiorita sotto i suoi occhi.
Avevano cavalcato fianco a fianco, scherzando e chiacchierando come mai avevano potuto fare, scoprendosi vicendevolmente, alleggeriti del pesante fardello del Mandato. Erano stati giorni di pura felicità. Ester aveva perso l’abitudine agli abiti neri, alle tuniche informi, aveva recuperato il sorriso.
Vederla ridere, tornare sicura di sé era stato per lui un dono meraviglioso, ancora più grande della tenerezza e della dedizione che aveva scoperto in lei.
I due maghi li avevano lasciati quasi sempre soli, preferendo volare invece che cavalcare accanto a loro, e questa era stata per il principe e la Magistra l’occasione per vivere, almeno per un poco, spensieratamente il loro rapporto.
Ora che quel viaggio era terminato, già calava su di loro l’ombra dell’incertezza. E già in Ester Nimeon vedeva riaffiorare tutto il dolore che egli, con ogni forza, avrebbe voluto cancellare.
Non sopportava l’idea che di nuovo il suo passato le piombasse addosso impedendole di essere felice, per Nimeon non era ammissibile che dovesse pagare come una colpa il coraggio dimostrato in tante imprese.
«Abbi fiducia, Ester, e supereremo questo piccolo ostacolo» cercò di rassicurarla, ma si rese conto che la mente di lei era già lontana, di nuovo chiusa tra le mura impenetrabili del timore.
«Ho bisogno di uscire. E di stare un po’ da sola.»
Nimeon annuì. La seguì con lo sguardo mentre lei si buttava sulle spalle il mantello di lana sottile.
«Spero solo di non incontrare tuo padre» borbottò prima di lasciare la stanza. «Già non so con che faccia mi presenterò a cena.»
«Con quella della mia promessa sposa, Ester. E della donna che ha salvato le Terre.»
Leah aveva appena terminato il colloquio con Dert e Lexon, e per scaricare la tensione si era messo a passeggiare nei giardini del palazzo.
Più che altro era stato Dert a parlare, spalleggiato dal ragazzo che sembrava scalpitare dal desiderio per quel viaggio. Gli avevano spiegato come il giovanetto aveva scoperto di essere un mago, gli avevano illustrato la necessità della partenza per il Sud, lo avevano subissato di descrizioni apocalittiche delle Pianure, degli incanti per eliminarle che, a loro dire, erano inevitabili e urgenti. Il discorso, tuttavia, era ben lungi dall’essere chiuso: Leah era contrario che suo figlio ripartisse così presto e si mettesse a fare incantesimi di quella portata ancora prima di aver approfondito la conoscenza dei suoi poteri.
Il re non era pratico di magia, ma qualcosina l’aveva studiata anche lui, e un giovane inesperto come Lexon non era adatto a quello che Dert voleva fare. Era pericoloso per lui e per gli altri che, durante il suo apprendistato, arrivasse a compiere magie del genere.
Stava ancora pensando al da farsi con Lexon, quando Ester gli passò davanti senza vederlo, diretta quasi di corsa verso la parte più remota del giardino. Leah sorrise tra sé, rendendosi conto che la donna stava evitando accuratamente di passare nei sentieri in cui di solito si recava lui.
Leah, che cominciava a dar segni di cedimento di fronte alla tempestività degli eventi, decise che tanto valeva fare subito un tentativo anche con lei e, deposto momentaneamente il problema figlio minore, riprese in esame il problema figlio maggiore.
Era la prima volta che la rivedeva da diversi mesi e rimase colpito dall’aspetto di lei. Senza la tunica da Magistra, con i capelli sciolti e un poco arruffati, sembrava una ragazzina ed era di una bellezza sorprendente. Ciò che spiccava sul suo viso in quel momento, però, era un’infinita amarezza, di cui Leah sapeva essere la causa principale.
Prese coraggio e le si avvicinò.
«Ester, sono contento di rivedervi» le disse, facendola trasalire. Era chiaro che egli era l’ultima persona che la donna voleva incontrare, ma nonostante ciò, gli sorrise e attese che la raggiungesse.
«Maestà…» accennò lei con un inchino.
«Evitiamo troppe formalità, mia signora. Ero convinto che fossimo amici. E a quanto so, entro breve sarete anche parte della mia famiglia.»
«Nimeon mi ha già detto che siete contrario alle nostre nozze» disse concisa, sfidandolo con un cipiglio degno di una Magistra.
Il re non le rispose subito.
«Sapete che non ho nulla contro di voi, anzi…» disse. «Se mi oppongo è per buoni motivi, e per il bene di entrambi. Voglio soltanto che ponderiate con attenzione le vostre decisioni, e che non trovandovi infelici nel giro di pochi anni, a rinfacciarvi le cose più orripilanti.» Scrutò Ester, la vide corrugare la fronte.
«Per quale motivo dovrebbe essere così?»
Leah intuì che Nimeon non aveva capito appieno le sue ragioni. Sospirò. Un altro discorso difficile, il terzo della giornata.
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