Dicci qualcosa di più sul tuo editore e su come è nato il contatto fra voi.
Fu un amico a dirmi di inviare Il Fuoco della Fenice (allora ancora col suo scandaloso titolo da manoscritto!) proprio alla neonata La Corte Editore. A dire il vero, conoscevo già l’editore, anche se non benissimo, da prima che si imbarcasse in questa che è una vera impresa: dare vita a una casa editrice.
L’idea di spedirgli un mio lavoro non mi dispiaceva, anche se sul momento non ponderai troppo la cosa. Ero in pieno e febbrile lavoro sull’antologia Sanctuary, avevo gli ultimi esami all’università che premevano da ogni parte e la tesi che non si scriveva di certo da sola. In più, altri progetti bollivano in pentola. Inviai il manoscritto senza pensarci troppo. E invece, un paio di mesi dopo…
Raccontaci la tua esperienza con l'editor, un banco di prova sempre difficile per un esordiente…
Dico la verità, a parte alcuni aggiustamenti di rotta necessari e che ogni autore deve presto o tardi affrontare, mi sono trovato benissimo nel lavoro di revisione del romanzo. Piena libertà di espressione, rispetto per il mio modo di scrivere e di strutturare la storia. Quando non mi sentivo di appoggiare una scelta dell’editor che andava a incidere sugli eventi (così come io li avevo sviluppati), o su un personaggio, ho sempre spiegato molto semplicemente il motivo della mia scelta senza che questo creasse tensioni. Non ho mai sposato l’idea dell’editor con lo scettro della ragione in pugno, anche perché gli editor stessi partono in certi casi da basi soggettive, come gusto e sentire personali.
Sei un autore giovane, poco più anziano di Licia Troisi quando pubblicò per la prima volta. Non lo sei abbastanza però, purtroppo per te, da poter beneficiare del traino mediatico dei baby-boomers che attrae la maggioranza dei lettori occasionali di fantasy e delle grosse testate non di settore. Sei invece abbastanza giovane da essere esposto alle solite, aprioristiche critiche anagrafiche. Chi ti segue su FM sa che al tuo arco hai le frecce dell'esperienza nel settore, ma oltre a queste c'è qualche contro-obiezione aggiuntiva che replicheresti ai detrattori professionisti del 'Movimento del Bocciato A Prescindere'?
Già, in effetti pubblicare il primo romanzo a 25 anni mi pone in una vera e propria “terra di nessuno”che si è venuta a creare di recente. Troppo giovane o troppo vecchio per godere di qualsiasi beneficio o di qualsiasi dubbio. Be’, inutile dire che a me le cose semplici non sono mai piaciute. Meglio così, no? Mi stacco da tutti gli altri e seguo la mia strada in piena libertà. Non sono il clone di nessuno. Non rappresento nessuna moda e nessun cliché: solo me stesso e il mio testo. Per certi versi mi sta bene così. Ho scritto questo libro perché volevo farlo, perché avevo bisogno di farlo. Si è rivelata una delle storie più facili e allo tesso tempo difficili da raccontare, e forse proprio per questo la più vera. Sono già contento così.
No, nessuna contro-obiezione. Non ha senso farne. Mi sono sempre curato poco di quello che pensano gli altri, e questo in generale. Ho sempre fatto quello che ritenevo giusto, nel momento in cui lo credevo tale. Il Fuoco della Fenice ha iniziato il suo percorso, cosa che altri miei scritti precedenti non erano riusciti a fare. Fortuna? Merito? Caso? Non so dirlo nemmeno io. Forse tutte queste cose messe assieme. Poi potrà piacere o no, i lettori potranno accorgersi di certe cose, o leggerlo solo in superficie. Non importa. Va bene comunque.
Quello che auguro a questo libro è solo di venire letto liberamente, senza preclusioni o preconcetti di sorta.
Domanda di rito: i tuoi prossimi progetti?
Prima di tutto, imminente, è Sanctuary (aprile-maggio 2009). E sento di dover spendere due parole in più su questa antologia. Sono molto orgoglioso di questo progetto che mi vede in veste di curatore, lo dico onestamente. È nato da un’idea cui tenevo molto. Una cosa mai realizzata in Italia, non in campo fantasy e non con una struttura del genere. Insomma, un’idea che mi ha entusiasmato dall’inizio alla fine e che non vedo l’ora arrivi in libreria, così che tutti possano capire “cosa” è per davvero Sanctuary. Lavorare a stretto contatto con alcuni dei nomi fantasy di punta del momento, inoltre, è stato davvero unico, e non posso fare a meno di ringraziarli, tutti, per questo. Disponibilità, professionalità, bravura: per me una scuola impagabile!
Fra gli altri progetti, ho finito da qualche mese di scrivere un romanzo fantasy-storico dall’ambientazione (credo di poter dire) piuttosto originale e insolita. Non l’ho ancora proposto a nessun editore, e per un po’ non credo che lo farò. Ci tengo molto a questo progetto, ci lavoro da un paio d’anni, e voglio curarlo il più possibile.
Ho scritto anche una fiaba a quattro mani, e nel cassetto ho diversi romanzi che però credo proprio debbano restare là dove sono, almeno per il momento. All’orizzonte, infine, si prospettano alcune occasioni editoriali; progetti ancora in divenire che spero si concretizzino durante il 2009. E’ presto per parlarne, ma appena avrò qualche notizia in più non mancherò di “spifferare tutto” qui su FantasyMagazine.
3 commenti
Aggiungi un commentoDevo dire che Luca dimostra sulla carta (almeno quella dell'intervista) un'esperienza che va ben oltre i 25 anni di età. Sicuramente leggerò il suo romanzo. E' sempre bello vedere che un altro esordiente c'è riuscito e glielo auguro lla grande.
Devo ammettere che, da quanto emerge dall'intervista, il suo trascorso è stato idilliaco, anche trovare un editore è stato semplice. Non si è parlato della fatica di scrivere, delle notti passate a cercare tra le parole e del tuo mondo di carta che si materializza e improvvisamente diventa una seconda vita: precedente, parallela e futura a quella reale, ma credo che anche per Luca sia stato così. Io, che di anni ne ho appena fatti 43 (ebbene si), sono riuscita finalmente a pubblicare un libro fantasy per tutti i ragazzi (giovani e vecchi) che ancora apprezzano l'evasione nel mondo magico della fantasia, ma devo dire la verità: sono rimasta piuttosto delusa e l'ottimismo di Luca mi rasserena. Delusa dalla fatica di trovare un editore che speri nel tuo lavoro tanto da volerlo publicare; dal fatto di non riuscire ancora a trovare il mio libro in libreria, malgrado siano passati ormai 5 mesi da quando è stato pubblicato. Scrivere per il piacere di farlo e poi accorgersi che c'è di più, che si vuole di più. Dopo lo scoglio della stesura c'è quello dell'accettazione dell'opera da parte di un editore, ma la pubblicazione è solo un passaggio importante e non basta più. Il libro deve piacere a più gente possibile e il modo migliore è quello di proporglielo. Ovviamente, non trovandolo nei cataloghi delle grandi librerie e sperando solo nella vendita su internet, il sogno sembra proprio svanire qui, cosa che spero non accada a nessuno scrittore emergente. Non si diventa qualcuno se si è già qualcuno.
In bocca al lupo.
Barbara Righini
Be', Luca, con due simili genitori letterari, sono proprio curioso di vedere cosa ne è uscito. Se Martin è padre di molti, ormai - tecnicamente può ben essere considerato un maestro -, Marion Zimmer Bradley raramente si sposa con un simile gusto per un tale padre. Insomma, una famiglia strana, che dovrebbe generare risultati quanto meno "diversi".
Ti leggerò, prima o poi. Intanto considera acquistata la mia copia.
Per Barbara: ma hai chiesto spiegazioni direttamente all'editore (Altromondo), circa la distribuzione? Ho visto che nella collana "Acciaio", comunque, hanno pubblicato davvero molti autori. Tutti a spese loro o richiedono un pagamento? (Scusa le domande personali, libera di non rispondermi.)
Grazie Barbara, e crepi il lupo. Capisco bene cosa intendi: ridendo e scherzando è da quando avevo 17 anni che sono in cerca di un editore, e di anni ne sono passati già 8. Capisco bene il tuo punto di vista, e ti posso assicurare che il sogno è sfumato spesso nelle tinte dell'incubo. Nell'intervista però traspare quello che sono, una particolare forma mentis che mi porta sempre a vedere il lato positivo della cosa, e a dimenticare rapidamente tutto ciò che di negativo c'è stato. Avrei potuto raccontare di quante volte, con tanti e vari editori (di ogni tipo), sono andato vicino a un sì; alle tante idee ferme in un cassetto; alle ore (tante, le più improponibili) spese davanti al Pc; agli innumerevoli capitoli 1 di mondi che non sono mai stati creati... alla fine però, e di questo sono contento, tendo a guardare solo ai risultati, piccoli, ma ci sono. Il Fuoco della Fenice è il primo passo, Sanctuary sarà il secondo. Poi, spero di poterne fare tanti altri. La strada è lunga, mi auguro, e piena di sorprese; come lo auguro a te.
Ciao Andrea, grazie mille anche a te!
In effetti sono due genitori difficili, non lo nego. E sicuramente ho preso più da "mamma" che da "babbo" (ok, usciamo subito dalla metafora, l'idea di una Zimmer Bradley e di un Martin che si riproducono assieme è davvero tremenda!). Resta che, chi per un motivo chi per l'altro, entrambi mi hanno regalato una diversa definizione di fantasy, e non limitata alla pura scrittura.
Grazie a tutti,
Luca
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID