Intervistare un collega di redazione è un'esperienza profondamente schizoide, perché improvvisamente una persona che si è abituati a considerare non solo da questa parte della 'barricata' (intesa idealmente nel senso dello steccato giornalistico, non certo nel senso di fazione contrapposta agli autori)  ma proprio della 'tua' barricata (intesa nel senso che anche lui presta lavoro per la medesima testata per cui scrivi anche tu), diventa un interlocutore esterno.

A quel punto sei costretto a fare domande maledettamente serie. Finanche intelligenti, poffare! E se dal canto di FantasyMagazine forse si è riusciti nell'intento -   quel che è sicuro è che ci si è ad ogni modo sforzati - dal canto dell'intervistato il compito di mantenere il discorso  al medesimo livello 'serioso' è stato molto più arduo.

Prova ne sia che esistono ben due versioni di questa intervista, che trovate linkate qui sotto, alla voce Risorse in Rete.

Tuttavia attenzione alle apparenze: non siate così certi che quella che abbiamo denominato 'alternative' sia necessariamente la versione faceta. Entrambe contengono infatti grandi verità sullo stato del fantasy italiano che chi ha orecchi per intendere intenderà.

Forse.

Quello che distingue le due interviste, perciò, finisce per essere non tanto il contenuto quanto la mera forma.

Forse.

Attendiamo ora di sapere cosa ne pensate. Ne frattempo, buona lettura!