Dedicato a sua moglie Phipps, cui George R. R. Martin attribuisce l’idea originaria, Il Drago di ghiaccio è un racconto fantasy dalla struttura lineare, quasi una favola dai toni progressivamente adulti man mano che si procede nella lettura.
Pubblicato in lingua originale in un volume antologico (Dragons of Light, 1980) e poi nel 2006, lievemente rivista, in un libro a se stante, arricchito dalle illustrazioni di Yvonne Gilbert, il racconto è stato proposto al pubblico italiano dalla Mondadori nel 2007 in un’elegante edizione rilegata con copertina rigida.
In quest’ultima, l’editore ha scelto di commissionare la sezione grafica del libro, essenziale per giustificare la pubblicazione di un testo così breve, a Paolo Barbieri (illustrazione di copertina a colori) e a Luca Enoch (illustrazioni interne in bianco e nero).
Il risultato è, a mio avviso, eccellente. Il volume risalta per la bellezza del dipinto in copertina e per i disegni che accompagnano il testo, illustrando i passaggi cruciali della trama del racconto. Questi ultimi hanno un sapore delicato, lieve, ma non nascondono la tragicità dei passaggi narrativi finali.
Nel gennaio del 2009, infine, il libro è stato ristampato in un’edizione economica nella collana Oscar Bestsellers che non perde nulla dell’edizione originale a parte la rilegatura e la tipologia di carta utilizzata.
La storia è ambientata nelle terre più a nord di un regno senza nome, in cui Adara, la protagonista, è nata durante uno degli inverni più freddi che la gente del suo villaggio ricordi. Un inverno che ha visto nascere la bambina ma che ha anche portato via, durante il parto, sua madre, lasciando soli il padre John e la sorella e il fratello maggiori, Teri e Geoff.
Adara cresce con un fortissimo amore per l’inverno e per il freddo che si riflette anche nel suo carattere e nel suo aspetto. Distaccata, solitaria, dalla carnagione chiarissima e con due intensi occhi azzurri, la bambina è felice solo quando giungono nel suo villaggio i venti che preannunciano la stagione più fredda e, con essa, l’arrivo di un enorme drago di ghiaccio che sembra avere un forte legame con lei. Ma una guerra si avvicina, rischiando di allontanare per sempre Adara dal suo drago.
Semplice nell’impianto narrativo così come nello stile asciutto, Il Drago di Ghiaccio presenta alcuni elementi cari a Martin. Quello dell’alternarsi delle stagioni, che si riflette anche nel titolo della sua saga più famosa, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, così come quello della guerra. Anche la scelta per una protagonista, per di più bambina, ricorderà a molti i personaggi di Bran, Arya e Sansa Stark e la grandissima abilità nel delineare psicologie femminili dell’autore.
Qui, però, non c’è spazio per approfondimenti psicologici dei personaggi e per trame intricate e dal respiro ampio e epico. Il tono è quello della favola, pur con elementi forti nel finale e con un intenso lirismo: a Martin bastano poche espressioni, poche metafore per coinvolgere emotivamente il lettore e pochi cenni per tratteggiare i suoi personaggi e per renderli vivi.
E’ una lettura che si consuma in poche decine di minuti, quella de Il Drago di Ghiaccio ma che può sicuramente appagare, grazie anche ai disegni che accompagnano il testo, sempre che si tenga presente che questo non è il Martin epico e complesso che narra dei Sette Regni, degli intrighi, delle guerre e dei tantissimi personaggi che li popolano, ma un Martin che siede vicino a un camino a raccontare una storia.
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